Se esco da Porta San Giovanni, e vado dove va la bella strada, bionda e liscia nell'ombra affettuosa dei platani, arrivo ai colli di Teolo, che sono dei veri monti, d'un verde caldo e denso, fortemente ombrato di viola; ben li ho veduti quel giorno che, seguendo i soldati in marcia, mi sono spinto fin là, dimentico di tutto, inebriato d'aria e di eroiche fanfare. (Padova, allora) [...] Forse era una mattina d'estate piena, perchè il sole splendeva forte sui campi, e l'ombra dei platani sulla strada pareva un'acqua bruna e limpida, deliziosa per la sua frescura alla fronte e al collo accaldati. Giunto sul ponte che cavalca il Bacchiglione, scorsi in fondo, drizzato sul piano, come un isolotto sul mare, quel baluardo turchino, col suo profilo ondosoi nettamente segnato sull'azzurro chiaro del cielo. I monti! Non mi arrestai ad ammirare perchè marciavo armoniosamente dietro due interminabili file di soldati, allungando il mio passo sulla misura del loro e cantando i loro canti; ma mi sentii urtare, investire, per gli occhi nel cuore, da un vento luminoso di rivelazione. Ridiscendendo nella strada bassa, sotto i grandi platani che chiudevano con le ,loro chiome confuse l'orizzonte davanti a noi, e lasciavano aperta la vista solo ai lati, fra tronco e tronco, su campi di vigne e di grano, assolati. Cammina e cammina; a un certo punto mi trovai alle falde d'un primo poggio, levato solitario alla nostra destra. Era tutto vestito da macchie di robinie, e tutto in ombra; ricordo; e non pareva verde, come m'aspettavo, ma olivastro, con sfumature violacee in basso e una coroncina d'oro in cima, dove lo toccava il sole. Uno spettacolo semplicissimo, capivo bene, ma al tempo stesso portentoso; che mi lasciava intravedere, dietro quel volto nuovo, l'infinita varietà della natura, destando in me una infinita gioia di possesso del mondo, di tutto il misterioso e bellissimo mondo, e un senso d'attesa di chi sa che gloria, chi sa che felicità sconosciuta.
Poco dopo si giunse ai piedi dell'erta di Teolo; e allora ebbi negli occhi un fantastoico scenario di colli distribuiti su molti piani, separati da vallette tortuose, ma congiunti in alto, in prospettiva, da poche linee delicatamente modulate e carezzevoli; verdi, celestini, dorati, intorno al picco puntuto e nerastro di Pendice, accampato nel mezzo come il tristo signore del luogo. E si cominciò a salire, per lente giravolte, vedendo la pianura sprofondare più grado grado, biancicante di case sparse e soffusa d'azzurro polveroso...
Questo è quel ricordo; questa la poca cenere di quel gran fuoco di meraviglòia e gioia.
Colli Euganei, 1944




